Biblioteca Aldo Luppi
Margherite & Co.
Maggio 2020, Appunti di una appassionata di piante e di letture.Oggi facciamo la conoscenza di quattro Asteracee, due chiaramente comuni e facenti parte della flora spontanea del ferrarese, una segnalata nel ferrarese ma solitamente più comune in Romagna e una che si può trovare rinselvatichita perchè sfuggita alla coltivazione. Rispettivamente la Margherita, il Tarassaco, la Camomilla dei tintori e la Calendula.
Secondo la classificazione di Giseke (1792) la famiglia era denominata Composite (nomem conservandum, cioè che nella denominazione scientifica viene conservato); tale denominazione ben rappresentava una delle caratteristiche fondamentali degli appartenenti a questa famiglia:
Quello che noi riteniamo essere un fiore unico nelle piante come la margherita è in realtà una infiorescenza, detta capolino, composta da numerosi piccoli fiori, detti flosculi. Questa particolare infiorescenza è chiamata anche “calatide” (dal latino calathis = piccolo paniere ) e svolge anche la funzione di attirare gli insetti che ne consentono l'impollinazione.
Vi sono fiori tubulosi, cioè a forma di tubo all'interno, mentre all'esterno dei fiori ligulati, con una corolla fusa in un prolungamento nastriforme (ligula).
All'interno di questa famiglia troviamo differenze importanti sulla composizione del capolino: la margherita ha i fiori femminili esterni, con ligula (il petalo bianco) e interni tubulari e ermafroditi; Il Tarassaco ha tutti fiori ermafroditi con ligula (infatti se guardi bene le ligule sono anche al centro del capolino).
Da ogni piccolo fiore impollinato dagli insetti nasce un frutto che è detto achenio e che è provvisto di un caratteristico pappo, un ciuffo di peli bianchi che fungono da paracadute per disperdere i semi grazie al vento.
Pratolina o Margherita? Nel linguaggio comune chiamiamo margherite entrambe le specie che però sono diverse: la Pratolina, nome scientifico Bellis perennis, è una pianta perenne che fiorisce anche in inverno regalandoci fiori ligulati bianchi o con la punta rosa, rinchiusi in capolini disposti su steli, privi di foglie, che però stanno alla base della rosetta. Le foglie della rosetta, che rimane aderente al suolo, sono a forma di clava e pelosette.
La margherita, nome scientifico Leucanthemum vulgare, si presenta con fiori medi tubulosi dalle ligule bianche, raccolti in capolini disposti su steli verdi scuri, lunghi, con poche piccole foglie.
Entrambe sono commestibili.
Il Tarassaco comune, Taraxacum officinale, noto anche come dente di leone, è tra i primi a fiorire insieme alle pratoline, è commestibile ed usato per preparare un'insalata , sia da solo che con altre verdure. In Piemonte è tradizione consumarlo con uova sode durante le scampagnate di Pasquetta. In Liguria è utilizzato insieme ad altre erbe per il ripieno dei pansoti.
Anche i petali dei fiori possono contribuire a dare sapore e colore a insalate miste. I boccioli sono apprezzabili se preparati sott'olio; sotto aceto possono sostituire i capperi. I fiori si possono preparare in pastella e quindi friggere. Le tenere rosette basali si possono consumare sia lessate e quindi condite con olio extravergine di oliva, sia saltate in padella con aglio.
Nella foto di Di Joe MiGo - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=12504009 si vede il ciclo vitale del Tarassaco, una volta impollinati i fiorellini il capolino si richiude, quando si riapre emergono i semi muniti di pappi.
La Camomilla dei tintori, nome scientifico Cota tinctoria, non comunissima nel ferrarese, si trova in ambienti seminaturali ma anche del tutto antropizzati, in particolare negli ultimi anni si è ben adattata negli ambienti ferroviari, dove forma popolazioni ricchissime. L'infiorescenza, che contiene due derivati flavonici, luteolina e apigenina, veniva in passato utilizzata nell'industria tessile per produrre una tinta di colore
giallo brillante, usata per tingere i tessuti. Ancora oggi in Turchia e in India il suo pigmento viene utilizzato per tingere le lane che servono alla produzione di tappeti fatti a mano.
La Calendula o fiorrancio, Calendula officinalis, è segnalata nel ferrese come sfuggita alla coltivazione. Una volta al mese durante tutta l'estate appaiono fiori color arancio o gialli, grandi, raggruppati in capolini, i periferici ligulati, quelli centrali ermafroditi e tubulosi. Il nome potrebbe in effetti provenire dalle calendae romane, che indicano per antonomasia una ricorrenza mensile.
I fiori sono commestibili, essiccati e ridotti in farina, detta "Marigold".
Nell'uso domestico i fiori secchi si fanno macerare in olio d'oliva (50g per mezzo litro) per produrre un rimedio per bruciature e ustioni.
Avendo parlato di Asteracee che possiamo trovare nei prati e che sono commestibili ma non molto comuni sulle nosstre tavole, chiudo con una Asteracea che tutti noi mangiamo abitualmente: il carciofo. Quello che noi mangiamo della Cynara scolymus è il bocciolo (in realtà la base delle brattee e dal ricettacolo, quest'ultimo comunemente chiamato cuore, dei fiori che compongono l'infiorescenza) ma se lo lasciassimo fiorire vedremmo un bellissimo grande capolino viola.
Consigli di lettura
Il primo è un breve racconto di fantascienza scritto da Fredric Brown, intitolato Margherite, lo trovate a questo link https://lastelladibessel.wordpress.com/2006/12/13/1786/
Libereso, il giardiniere di Calvino, scritto nel 1993 da Libereso Guglielmi
Nel giardino di casa Calvino, un Libereso quindicenne incontra il diciassettenne Italo e lo ricorda in perenne conflitto con i genitori, che sognavano per lui un futuro nel mondo di orti e piante. Tra i due, quasi coetanei, nasce un'amicizia spontanea di cui entrambi serberanno un buon ricordo; Italo tratteggerà i modi strani di quel giardiniere nel racconto - Un pomeriggio, Adamo -, mentre Libereso racconta in questo volume di divertente lettura storie su Italo e ciò che ispirava il suo mondo letterario.
Dai diamanti non nasce niente : storie di vita e di giardini di Serena Dandini, 2011
Cos'hanno in comune la regina Maria Antonietta, Vandana Shiva, Peter Sellers, Fabrizio De André, Virginia Woolf e George Harrison? La risposta è nel libro che avete tra le mani: il racconto di una passione che si intreccia, inestricabile come un gelsomino rampicante, con amori letterari, pittorici e cinematografici, ricordi di viaggi, aneddoti di vita giardiniera e riflessioni sulle sfide e le frontiere della felicità sostenibile. Serena Dandini ci conduce in una passeggiata sentimentale alla ricerca della bellezza che potrà salvarci, con un libro dedicato "a chi voleva cambiare il mondo e invece dopo un po' si è accorto che è stato il mondo a cambiargli i connotati". Viaggiando tra parchi incantati e vivai sconosciuti, imbarcandoci sulle navi di cacciatori di piante d'altri tempi, sbirciando gli amori romantici per un raffinato musicista o per un carico di concime, scopriamo insieme con lei che non è mai troppo tardi per mettere dei fiori nei nostri cannoni e bombardare almeno il perimetro del balconcino di casa. Perché, come recita un antico proverbio cinese, chi pianta un giardino semina la felicità.
Il giardino delle vecchie signore di Maureen Boland, 2000
Maureen e Bridget Boland sono non solo sorelle ma anche due deliziose signorine inglesi dedite al giardinaggio per hobby. Tutto il sapere accumulato in anni di esperienza, di felici intuizioni e penosi errori l’hanno riversato in questo piccolo grande compendio, in cui si tratta di fiori e di pidocchi, di erbe curative e di funghi velenosi, del tempo migliore per piantare e seminare, di come usare le bucce di banana per le rose e le foglie di tè per le camelie. Alla fine si scopre che i consigli dei vicini, i ricordi di famiglia, il caso e la tradizione orale sono molto più utili di qualsiasi tomo scientificamente compilato. In Il giardino delle signore ogni giardiniere dilettante e ben intenzionato sarà felice di trovare una miniera di preziosi suggerimenti e fantasiose interpretazioni, un po’ di magia e molto buon senso.
Libri online sulla flora spontanea dell'Emilia Romagna
e del ferrarese (Piccoli, Pellizzari, Alessandrini)